Il tuuto è tratto da Google News:
Roma, 15 gen. (Apcom) - Il ventesimo giorno dell'operazione militare israeliana "Piombo Fuso" sulla Striscia di Gaza, segna un'escalation della tensione: sul campo l'aviazione israeliana ha bombardato ancora una volta una sede Onu, sul fronte diplomatico si assiste al rush finale nelle consultazioni tra Hamas e Israele attraverso le mediazione egiziana per un cessate il fuoco. Una risposta israeliana potrebbe arrivare già nelle prossime ore.Gli spiragli di tregua raggiunti sul fronte diplomatico dopo la reazione favorevole di Hamas al piano egiziano, si mescolano però alla preoccupazione e allo sdegno che ha suscitato l'attacco israeliano oggi sulla sede dell'Unrwa, l'agenzia per i rifugiati palestinesi delle Nazioni Unite con sede a Gaza. L'edificio, nel quale si trovavano circa 700 rifugiati, è stato centrato da tre proiettili - al fosforo bianco secondo fonti dell'agenzia - e parte di esso è stato distrutto. Il bilancio per fortuna non conta vittime, ma "solo" tre feriti. Tonnellate di cibo e di aiuti umanitari, stoccate nel magazzino bombardato, sono però andate in frantumi e l'agenzia è stata costretta ad interrompere la distribuzione di cibo e di medicine per tutta la giornata.Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon - impegnato in un tour diplomatico in Medioriente, partito proprio dal Cairo - ha presentato "una ferma protesta" alle autorità israeliane, ed ha espresso tutta la sua "indignazione", annunciando l'apertura di un'inchiesta. Contraddittoria la spiegazione fornita dai vertici israeliani: se il ministro della Difesa Ehud Barak ha infatti parlato di "grave errore", il primo ministro Ehud Olmert ha invece spiegato che si è trattato di una operazione premeditata: l'esercito dello Tsahal avrebbe risposto a colpi di arma da fuoco provenienti proprio dall'edificio.Versione, quest'ultima, smentita categoricamente dalla stessa Unrwa. "Innanzitutto, confermiamo e ribadiamo che all'interno dell'edificio non c'era alcun combattente e nessun colpo è stato esploso contro i soldati israeliani - ha spiegato alla Misna il portavoce dell'organizzazione Sami Mshasha.- In secondo luogo pensiamo che le autorità israeliane debbano mettersi d'accordo tra loro prima di rilasciare due dichiarazioni ufficiali che sono l'una l'antitesi dell'altra" ha aggiunto. A fare da eco a Mshasha è stato un alto funzionario delle Nazioni Unite a Gaza, John Ging, che ha bollato come "prive di senso" le dichiarazioni dei vertici israeliani che hanno comunque spiegato che un'indagine sull'accaduto è ancora in corso.L'episodio, sommato al drammatico bilancio di morti palestinesi che dopo 20 giorni di operazioni capillari via terra e via aerea ha raggiunto la spaventosa cifra di 1.055, ha naturalmente sollevato una dura condanna dalla comunità internazionale: anche del premier britannico Gordon Brown che ha fatto da apripista bollando il raid come "inaccettabile e indifendibile". Il presidente dell'Assemblea Generale dell'Onu, Miguel d'Escoto, ha accusato Israele di violare il diritto internazionale e ha esplicitamente elencato le violazioni commesse: punizione collettiva, uso sproporzionato della forza e attacco a obiettivi civili come case, moschee, università e scuole.Sul fronte europeo proprio negli istanti in cui le bombe israeliane venivano sganciate sulla sede dell'Unrwa, il parlamento di Strasburgo, riunito in seduta plenaria, approvava all'unanimità una risoluzione comune firmata da tutti i gruppi politici per un cessate il fuoco immediato a Gaza, in accordo con la risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il presidente del parlamento Hans-Gert Pottering ha definito inoltre l'Unrwa "un'ultima speranza per la popolazione da lungo in sofferenza". Da oltreoceano è stato il segretario di stato americano Condoleezza Rice ad esprimere la sua preoccupazione in una telefonata al ministro Barak. Il capo della diplomazia Usa uscente non ha però condannato l'operazione militare.In ogni caso l'attenzione in queste ore è concentrata sul raggiungimento di un accordo tra le parti. Il negoziatore israeliano, Amos Gilad, è infatti rientrato a Gerusalemme dopo un round di colloqui al Cairo con i mediatori egiziani. Timidi spiragli per un cessate il fuoco si erano affacciati ieri per la prima volta dall'inizio dell'offensiva militare il 27 dicembre scorso quando Hamas annunciava di aver sostanzialmente accettato "a grandi linee" il piano egiziano per un tregua.
Nessun commento:
Posta un commento